L'appartenenza e la separazione sono le due coordinate su cui si muove la crescita di un individuo, attraverso cui ognuno realizza la propria individuazione, differenziandosi
da quella che Bowen chiama “massa indifferenziata dell’Io familiare”.
Come espresso dalla sua etimologia l’appartenenza (la parola appartenere deriva dal latino ad pertinere cioè riguardare) ha a che fare con la
nostra identità e i rapporti che abbiamo con gli altri contribuiscono a
definirci: quando dico “mia sorella” o “il mio amico”, non è come quando si dice “la mia penna" in quanto la parola appartenenza applicata ai rapporti
interpersonali non ha il senso di “possesso” ma la parola “Mio” indica una relazione,
significa “a me”, “per me”, costei “mi” è sorella, lui “per me” è un amico.
Per quanto riguarda parola separazione deriva dal
latino separare composto da se che
indica privazione e parare preparare.
Già dalle origini della parola si denota che per separarsi è necessario
prepararsi a privarsi di qualcosa e la privazione implica che ci debba
essere stato prima un qualcosa.
Whitaker sottolinea come sia necessario essersi appartenuti per potersi separare; la separazione e l’appartenenza sono due aspetti concatenati del processo di individuazione: “quanto più l’individuo si è differenziato
dalla propria famiglia di origine, tanto migliori saranno le
premesse per una buona individuazione”.
Il soggetto diviene tale in quanto vive e matura la sua persona attraverso il
sentimento di appartenenza alla sua famiglia, alla sua storia e alla sua
cultura.
Il ciclo vitale della
famiglia modella le nostre esperienze con le sue tappe, scandite dalle riunioni e separazioni, dalle nascite,
dalle morti, dalle vicende che caratterizzano la storia della famiglia.
L’intero ciclo vitale è interpretato da
Whitaker come la continua ricerca, talora drammatica, di un equilibrio tra le due
tendenze contrapposte ma necessarie.
Da una parte vi è la necessità di mantenere l’identità personale
nell’identità della coppia e della famiglia di appartenenza, attraverso la
stabilità, dall’altra parte la necessità di cambiare in rapporto alla crescita,
alla maturazione, al bisogno di individuarsi e di liberarsi.
Per poter essere libero l'uomo deve avere il coraggio di
rompere le catene di un ruolo imposto da altri, conoscendosi e
correndo il rischio di non essere più riconosciuto dagli altri. Per non rimanere ancorati ad una
identità non autentica dobbiamo muoverci alla ricerca della propria
individuazione, accettando di percorrere le tappe di questo processo, muovendosi anche nel buio, nell’incertezza, nella paura, nella confusione delle idee e dei
sentimenti. Vicinanza e distanza, riunione e separazione,
esserci e non esserci, entrare ed uscire, dentro e fuori, associare e dissociare sono
il modello basico della crescita dell’individuo. Il punto focale è lo sviluppo
attraverso il tema dell’intimità e del ritegno, dell’unione e della
separatezza, sino all’esperienza adulta di questi poli relazionali nella quale
l’individuo, definita la sua identità, è capace di essere unito a qualcun altro
tanto quanto è capace di esserne separato e viceversa.
Permettere la crescita significa
passare dalla rigida infantile relazione di dipendenza simbiotica alla
relazione adulta, duttile e realistica, raggiunta attraverso una sana
ribellione che conduce all’autonomia, quindi alla libertà. L’impulso vitale, dell’uomo e
delle famiglie, è quello di crescere accrescendo le proprie capacità di
integrazione, senza rimanere intrappolati da
un sistema chiuso da regole rigide. Integrare e integrarsi è un processo che
mantiene il suo ritmo di sviluppo a condizione che sia mantenuta e
salvaguardata l’integrità stessa del soggetto e questa si può cogliere
nell’agire, nella capacità e nella libertà di muoversi, di
avvicinarsi o di allontanarsi dall’oggetto del suo amore o del suo odio. Per
Whitaker l’uomo è costitutivamente integro cioè intero, non spezzato
interiormente né corrotto o vincolato dalla presenza di elementi estranei, se è
capace di integrare, integrarsi, di sviluppare, quindi di crescere, scegliere e
muoversi liberamente. Il processo di separazione-individuazione dalla
famiglia di origine” rappresenta lo sviluppo di tutti quei
fattori che portano al costituirsi dell’identità personale quale totalità,
unitaria e permanente da un lato, articolata e in divenire dall’altro. Il
vincolo familiare è un legame,
relazione o rapporto che lega (ma non “incatena”) reciprocamente due o
più persone. Perché un vincolo sia vissuto come “legame”, e non come
“catena”, come sostengono Bateson, Jackson e Haley, un
sistema dovrebbe mantenere, nel suo evolvere, un’integrità che permetta
ai suoi membri di poter sviluppare la propria individualità. Ciò è possibile
solo se una famiglia si è costituita su solide basi e se ha in sé l'elasticità
sufficiente a trasformarsi in coincidenza con gli eventi critici che
scandiscono la sua esistenza, così da essere in grado di autoregolarsi e
di seguire un processo di sviluppo che porta alla differenziazione. Come afferma Whitaker “bisogna
aspettare con riverenza quel momento in cui si manifesta nei ragazzi la prima
decisione autonoma ed è quello il momento in cui si manifesta l’uomo e tuo
figlio diventa il tuo compagno”.
a cura del Dott. Andrea Morbidoni