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sabato 2 dicembre 2017

Migliorare la concentrazione è possibile?



Per studiare in modo efficace e produttivo un aspetto fondamentale è la capacità di concentrarsi e sostenere le proprie energie intellettive verso il compito da apprendere. 

Di seguito alcuni suggerimenti per aumentare la capacità di concentrazione e mantenere alto il focus attentivo.


1) Sistema l'ambiente in cui andrai a studiare.


Esiste un collegamento tra l’ordine del proprio spazio e l’ordine mentale.

Un ambiente disordinato e caotico può ristringere la tua capacità di focalizzarti e di processare informazioni.

Per questa ragione tieni sulla scrivania solo ciò che potrebbe esserti utile in quel momento ed elimina il superfluo.

Meno disordine = meno distrazioni.



2) Evita distrazioni sensoriali. 

Cerca di eliminare o ridurre al minimo gli stimoli sensoriali distraenti.
Fai pulizia acustica, spegnendo tutte le fonti di rumore (telefoni cellulari, radio, televisione ecc.)


3) Limita le distrazioni mentali.


Una delle sorgenti di distrazione più frequente sono i nostri stessi pensieri. Invece di immergerti pienamente nel compito la tua mente inizia a divagare su cose che in quel momento non sono pertinenti rispetto a quello che devi fare (chiamare un amico o pensare alla prossima uscita).

Una volta notato il pensiero distraente riporta l’attenzione sul compito. Con la pratica diventerai in grado di passare sempre più tempo dedicandoti alla tua attività. 


4) Gestione del tempo e pause.


Il nostro livello attentivo non è costante nel tempo ma presenta momenti di alta concentrazione (arousal) per poi iniziare a decrescere. Pertanto concentrati per 25 minuti sul tuo compito e al termine dei quali fai 5 minuti di pausa. Puoi usare anche una sveglia che ti segnala che è il momento dei meritati 5 minuti di pausa. Questo ti permetterà di studiare con il massimo livello di arousal.


5) Focalizzati su un solo compito alla volta.


Tieni il compito successivo lontano dai tuoi pensieri e dagli occhi, in modo che non ti distragga da ciò che stai facendo ora. L’obiettivo è di rendere il compito in corso di svolgimento l’unico sul quale focalizzarti. 


“La concentrazione è il segreto della forza in politica, in guerra, nel commercio, in breve, in tutta la gestione degli affari umani.” (Ralph Waldo Emerson)


A cura del dott. Andrea Morbidoni





martedì 3 gennaio 2017

Appartenenza e Separazione


L'appartenenza e la separazione sono le due coordinate su cui si muove la crescita di un individuo, attraverso cui ognuno realizza la propria individuazione, differenziandosi da quella che Bowen chiama “massa indifferenziata dell’Io familiare”.  
Come espresso dalla sua etimologia l’appartenenza (la parola appartenere deriva dal latino ad  pertinere cioè riguardare) ha a che fare con la nostra identità e i rapporti che abbiamo con gli altri contribuiscono a definirci: quando dico “mia sorella” o “il mio amico”, non  è come quando si dice “la mia penna" in quanto la parola appartenenza applicata ai rapporti interpersonali non ha il senso di “possesso” ma la parola “Mio” indica una relazione, significa “a me”, “per me”, costei “mi” è sorella, lui “per me” è un amico.
Per quanto riguarda parola separazione deriva dal latino separare composto da se che indica privazione e parare preparare. Già dalle origini della parola  si denota che per separarsi è necessario prepararsi a privarsi di qualcosa e la privazione implica che  ci debba essere stato prima un qualcosa.
 Whitaker sottolinea come sia necessario essersi appartenuti per potersi separare; la separazione e l’appartenenza sono due aspetti concatenati del processo di individuazione: “quanto più l’individuo si è differenziato dalla propria famiglia di origine, tanto migliori saranno le premesse per una buona individuazione”.
Il soggetto diviene tale in quanto vive e matura la sua persona attraverso il sentimento di appartenenza alla sua famiglia, alla sua storia e alla sua cultura.
Il ciclo vitale della famiglia modella le nostre esperienze con le sue tappe, scandite dalle riunioni e separazioni, dalle nascite, dalle morti, dalle vicende che caratterizzano la storia della famiglia.
L’intero ciclo vitale è interpretato da Whitaker come la continua ricerca, talora drammatica, di un equilibrio tra le due tendenze contrapposte ma necessarie.
Da una parte vi è  la necessità di mantenere l’identità personale nell’identità della coppia e della famiglia di appartenenza, attraverso la stabilità, dall’altra parte la necessità di cambiare in rapporto alla crescita, alla maturazione, al bisogno di individuarsi e di liberarsi.
Per poter essere libero l'uomo deve avere il coraggio di rompere le catene di un ruolo imposto da altri, conoscendosi e correndo il rischio di non essere più riconosciuto dagli altriPer non rimanere ancorati ad una identità non autentica dobbiamo muoverci alla ricerca della propria individuazione, accettando di percorrere le tappe  di questo processo, muovendosi anche nel buio, nell’incertezza, nella paura, nella confusione delle idee e dei sentimenti. Vicinanza e distanza, riunione e separazione, esserci e non esserci, entrare ed uscire, dentro e fuori, associare e dissociare sono il modello basico della crescita dell’individuo. Il punto focale è lo sviluppo attraverso il tema  dell’intimità e del ritegno, dell’unione e della separatezza, sino all’esperienza adulta di questi poli relazionali nella quale l’individuo, definita la sua identità, è capace di essere unito a qualcun altro tanto quanto è capace di esserne separato e viceversa.
Permettere la crescita significa passare dalla rigida infantile relazione di dipendenza simbiotica alla relazione adulta, duttile e realistica, raggiunta attraverso una sana ribellione che conduce all’autonomia, quindi alla libertà. L’impulso vitale, dell’uomo e delle famiglie, è quello di crescere accrescendo le proprie capacità di integrazione,  senza rimanere intrappolati da un sistema chiuso da regole rigide. Integrare e integrarsi è un processo che mantiene il suo ritmo di sviluppo a condizione che sia mantenuta e salvaguardata l’integrità stessa del soggetto e questa si può cogliere nell’agire, nella capacità e nella libertà di muoversi, di avvicinarsi o di allontanarsi dall’oggetto del suo amore o del suo odio. Per Whitaker l’uomo è costitutivamente integro cioè intero, non spezzato interiormente né corrotto o vincolato dalla presenza di elementi estranei, se è capace di integrare, integrarsi, di sviluppare, quindi di crescere, scegliere e muoversi liberamente. Il processo di separazione-individuazione dalla famiglia di origine”   rappresenta lo sviluppo di tutti quei fattori che portano al costituirsi dell’identità personale quale totalità, unitaria e permanente da un lato, articolata e in divenire dall’altro. Il vincolo familiare è   un legame, relazione o rapporto che lega (ma non  “incatena”) reciprocamente due o più  persone. Perché un vincolo  sia vissuto come “legame”, e non come “catena”, come sostengono Bateson, Jackson e Haley, un sistema dovrebbe  mantenere, nel suo evolvere, un’integrità che permetta ai suoi membri di poter sviluppare la propria individualità. Ciò è possibile solo se una famiglia si è costituita su solide basi e se ha in sé l'elasticità sufficiente a trasformarsi in coincidenza con gli eventi critici che scandiscono la sua esistenza, così da essere  in grado di autoregolarsi e di seguire un processo di sviluppo che porta alla differenziazione.  Come afferma Whitaker  “bisogna aspettare con riverenza quel momento in cui si manifesta nei ragazzi la prima decisione autonoma ed è quello il momento in cui si manifesta l’uomo e tuo figlio diventa il tuo compagno”.

a cura del Dott. Andrea Morbidoni 

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